CONSIDERAZIONI SULLA SOIA NELLA DIETA DELLO SPORTIVO

Soia: che spazio ha nell’alimentazione dello sportivo il consumo di soia ? 
Sicuramente uno spazio lo possiamo creare perché molto salutare e grande fonte proteica vegetale.

E’ così deleteria la soia per la produzione di Testosterone spauracchio di molti Bodybuilder ? No perché alle dosi consumate risulta essere praticamente innocua. Problemi potrebbero a lungo termine e in minima parte manifestarsi solo se consumata ad ogni pasto, ma la vedo come una opzione rara.

Quali e’ la forma migliore da consumare ? esistono varie forme di soia la prima i fagioli che possono essere consumati come altri fagioli quindi previa cottura oppure il Tempe e il Tofu. Da ricordarsi che pur essendo più proteici degli altri legumi hanno pur sempre una carenza di metionina da necessitare un abbinamento con cereali.

Posso consumare la salsa di soia al posto del sale ? la salsa la si può consumare ricordandosi che e’ pur sempre salata e quindi per coloro che devono restringere il consumo di sodio in vicinanza a una gara non e’ un saggio sostituto.

Ogni quanto potrebbero essere consumati pasti contenenti soia? : per le donne anche una volta al giorno, per gli uomini due-tre volte alla settimana non fanno male, anzi abbassando il colesterolo cattivo LDL e potrebbero essere di aiuto nel prevenire malattie cardiovascolari.

Chi ha problemi di Tiroide può consumare prodotti a base di soia ? Si perché alle dosi consumate non causano problemi alla produzione ormonale endogena, accortezza solo a non esagerare se si assumono farmaci in quanto potrebbero se in concomitanza ridurre il loro assorbimento.

Chi ha problemi di ciclo mestruale può trovare giovamento nel consumare i prodotti di soia ? si soprattutto le atlete femminili di sport dove l’alimentazione viene spesso ridotta molto per ridurre la percentuale di grasso corporeo e questo può comportare una riduzione di ormoni femminili che la soia potrebbe aiutare ad alzare grazie al contenuto dei flavoni.
Come ogni alimento e integrazione la regola e’ sempre la stessa un po’ di tutto, ma senza diventare fanatici e abusivi, ogni alimento o integratore se consumato ininterrottamente senza variare ha degli effetti collaterali e la soia può far bene solo se consumata in modo saltuario e in una alimentazione varia e onnivora.

Buon Natale e alcune raccomandazioni da tramandare

Il Natale si avvicina e alcune raccomandazioni sono importanti, per lo meno sul lato salute.

Meditiamo sul fatto che le emergenze e i ricoveri ospedalieri aumentano del 20% durante le festività natalizie, principalmente a causa di picchi di pressione alta, emergenze diabetiche, attacchi di gotta e vari disturbi digestivi legati all’eccesso di cibo.

Le festività natalizie sono il periodo dell’anno in cui le persone mangiano di più e il consumo di alcol aumenta vertiginosamente, il che ci porta a riflettere sull’impatto che queste abitudini hanno sulla nostra salute. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ci ricorda che ciò che mangiamo e beviamo può portare il nostro corpo a sviluppare futuri problemi di salute, come l’obesità, le malattie cardiovascolari, il diabete e il cancro.

Ciò significa che durante i pasti abbondanti delle feste dovrete fare delle scelte e cioè scegliere cibi ricchi di nutrienti l’80% delle volte, e limitare i cibi meno nutrienti il ​​restante 20% delle volte.

Concedetevi ovviamente  un po’ di libertà e spazio di manovra nel vostro piano per i pasti che forse sono al di fuori di ciò che è ideale in modo da creare flessibilità invece di sentirsi un fallimento.

Attribuiamo un significato culturale ed emotivo al cibo: ecco perché le nostre festività celebrative prevedono incontri sociali incentrati sul cibo. Potete però tenere d’occhio l’equilibrio e le opzioni ricche di nutrienti, dando anche spazio al comfort food e alle tradizioni familiari.

Assicuratevi di onorarlo e di non respingerli, perché quel filo di connessione con il cibo può essere un momento di guarigione anche con i propri cari.

Cosa fare quindi ? L’importante è iniziare con ingredienti freschi e quindi le verdure che devono sempre aprire il nostro pasto e limitano l’assorbimento dell’eccesso oltre a saziarci in fretta aiutandoci a limitare le porzioni successive. E poi limitare le porzioni dei pasti elaborati assaggiandoli e preferendo invece i pasti cucinati in casa, essi sono preziosi, rappresentano anche il  tempo trascorso in cucina con i propri cari e ci consente di controllare cosa c’è nel cibo che stiamo mangiando.

C’è sempre stata questa onorata tradizione di valorizzare gli ingredienti e valorizzare il cibo con cui si inizia ​​ e penso che sia dal punto di vista culinario che da quello nutrizionale questo faccia un’enorme differenza. Limitando poi le porzioni e assaggiando il dolce non avrete poi fatto tanto danno, cui potrete riparare con un breve digiuno e delle tisane o del te verde

Questo periodo dell’anno è anche impegnativo, ma provate a incorporare una passeggiata, una corsa o un allenamento regolare nella settimana. L’esercizio fisico regolare ha benefici per la salute fisica e mentale, inclusa la lotta alla depressione stagionale.

Sareste sorpresi di quanto aiutino solo 10 minuti di movimento dopo aver mangiato, fa subito sentire meglio, invece di andare a dormire.

Non mi resta che augurarvi Buone feste

Dr. Marco Zanetti

NUTRIZIONE & INFIAMMAZIONE: SUA ESPRESSIONE NELLA COMPOSIZIONE E SALUTE CORPOREA

DOTTORESSA ANNALISA GHIGLIA

Nutriamo il pensiero ponendoci delle domande! E quindi…la prima domanda è: che cosa hanno in comune un piede schiacciato, una spina in un dito, il rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer, morire di un cancro del colon, un dolore cronico (es. artrosi), avere un infarto del miocardio? L’INFIAMMAZIONE. E’ quindi importante conoscerne la natura, le causa e le sue conseguenze, così come la sua “storia”. A tale proposito la prima descrizione dell’infiammazione compare in un papiro egizio di Edwin Smith (NEW YORK ACCADEMY OF MEDICINE). In seguito nel sec. I d.C., Aulo Cornelio Celso nel suo scritto “DE MEDICINA” definisce i primi 4 caratteri fondamentali dell’infiammazione (segni cinici): CALOR (calore), RUBOR (rossore), TUMOR (gonfiore), DOLOR (dolore). Nel 1844 Rudolf Ludwig Karl Virchow, candidato al premio Nobel nel 1902, pioniere dei moderni concetti della patologia cellulare e della patogenesi delle malattie, aggiunge il 5° carattere all’infiammazione: FUNCTIO LAESA (compromissione della funzione).

Definiamo ora meglio cosa si intende per infiammazione, chiediamo quindi cos’ è?

L’INFIAMMAZIONE O FLOGOSI è un meccanismo di difesa non specifico innato, che costituisce una risposta protettiva, conseguente all’azione dannosa di agenti fisici, chimici, biologici (es. microbiologici, virali,…), di danni tissutali (es. ischemia, trauma, lesioni fisiche o chimiche, termiche, irradiazione, alcune sostanze chimiche ambientali,…) e di corpi estranei (es. schegge, sporcizia, suture,…), di reazioni immunitarie e reazioni di ipersensibilità.

Gli obiettivi finali dell’infiammazione sono: eliminare, diluire o neutralizzare la causa iniziale di danno cellulare o tissutale; restringere e confinare il danno; rimuovere le cellule ed i tessuti danneggiati; avviare il processo di riparazione del danno.

Da qui scaturisce un’altra importante domanda da porci: se l’infiammazione è un meccanismo naturale e protettivo necessario per la sopravvivenza dell’essere vivente che cosa ha alterato questo sistema? Perché la maggior parte delle persone soffre di disturbi derivanti da un alto livello di infiammazione? La risposta è complessa. Si è alterato l’equilibrio. La risposta infiammatoria, infatti, è la risultanza di due forze che continuamente si fronteggiano: una pronfiammatoria e una antinfiammatoria. Ambedue queste azioni sono sotto il dominio di ormoni e esplicate in modo significativo (non esclusivo) da molecole definite CITOCHINE. Da questo equilibrio dipende lo stato di salute o di malattia. Virchow nei suoi scritti aveva già sottolineato che le malattie non sorgono da organi o tessuti in generale, ma nelle cellule. A tale proposito le CITOCHINE sono molecole dell’immunità innata prodotte da diversi tipi cellulari e mediano diversi processi fisiologici (es. risposte immuni; difese dell’ospite contro infezioni da virus e da parassiti; risposte infiammatorie e della febbre; riparazione delle ferite; rimodellamento dei tessuti; metabolismo, proliferazione e differenziazione cellulare). Alcune citochine (es. IL1 e TNFalfa) rivestono un ruolo importante nella promozione e sviluppo dell’infiammazione. E’ stato dimostrato come le cellule del tessuto adiposo viscerale producono adipochine, appartenenti alla famiglia delle citochine pro-infiammatorie, responsabili di disfunzioni endocrine e metaboliche (es. ipertensione, dislipidemia, iperglicemia, diabete,…).

È l’infiammazione il motore delle più temute malattie dell’età media ed avanzata. Favorisce la proliferazione di cellule anormali facilitando la loro trasformazione neoplastica. A tale riguardo, il Dr. Alberto Mantovani, vincitore del Premio Europeo di Oncologia 2016, ha dimostrato come il microambiente infiammatorio che circonda la cellula tumorale costituisca una nicchia ecologica essenziale per lo sviluppo e la progressione del cancro.

L’INFIAMMAZIONE costituisce quindi la CAUSA ED EFFETTO DI MALATTIE E PATOLOGIE VARIE interessando diversi organi: il cuore (aterosclerosi, infarto); il cervello (Azheimer, depressione); il Sistema Immunitario (cancro, fibromialgia); gli organi endocrini (diabete, sindrome metabolica); la pelle (rughe, cellulite), le ossa (osteoartriti),…

Esistono vari tipi di infiammazione: acuta, subacuta, cronica, silente. L’INFIAMMAZIONE SILENTE attacca le cellule e vari organi, per molto tempo non determina sintomi evidenti (è “silenziosa”!) ma dopo un tempo relativamente lungo si manifesta con l’insorgenza di malattie cronico-degenerative a carico dei più disparati organi. E’ misurabile attraverso parametri di laboratorio, quali l’esame della PROTEINA C REATTIVA (PCR).

Abbiamo fino qui definito la natura e gli effetti dell’infiammazione, chiediamoci ora: quali sono le CAUSE PRIMARIE DELL’INFIAMMAZIONE? i cibi trattati, industriali; deficit di nutrienti (assunzione di grassi, alte quantità di carboidrati, cibi raffinati); abitudini alimentari e stile di vita scorretti (es. sedentarietà). In particolare CAUSE D’INFIAMMAZIONE SILENTE sono rappresentate da: obesità viscerale; eccessiva produzione di radicali liberi; AGEs (Advanced Glycation End products); fumo; stress e deprivazione cronica di sonno; declino di testosterone DHEA ed estrogeni; alterata funzione degli emuntori (rene, fegato, polmoni, pelle,…); intossicazione della matrice cellulare; omocisteinemia elevata,…Indicatori della presenza di infiammazione silente sono infatti rappresentati dal sovrappeso, l’assunzione di determinati farmaci, disturbi del sonno, la sensazione continua di affaticamento, il desiderio di carboidrati,…

Eccoci giunti alla domanda che più ci coinvolge attivamente: come fare a prevenire e contrastare l’infiammazione? Diversi sono gli strumenti applicabili per ELIMINARE O RIDURRE L’INFIAMMAZIONE (è soprattutto importante intervenire sulla viscerale SILENTE!), tra cui l’utilizzo di farmaci antinfiammatori (attenzione all’abuso!), il controllo genico ed ormonale, il controllo della dieta (dieta varia e con tutti i componenti nutrizionali per il mantenimento di un peso ideale) e delle abitudini di vita, l’integrazione con sostanze naturali (anti infiammatorie es. omega 3, vit C, vit D,..).

Una nutrizione adeguata quindi consente di contrastare/controllare e soprattutto prevenire uno stato infiammatorio dannoso (soprattutto se viscerale!). La dieta dovrebbe essere antiinfiammatoria, anti ossidante, mirata a sospendere il sovraccarico tossico (es. escludere o limitare al minimo additivi, metalli pesanti, pesticidi, cibi spazzatura da Fast food, alimenti preconfezionati da industria alimentare, da allevamento ed agricoltura intensivi e alimenti raffinati) e al recupo dell’energia [DIETA BIOENERGETICA con CIBO AD ALTA PERFORMANCE metabolica e regolativa e ELEVATA DENSITA’ (qualità) nutrizionale degli alimenti].

Possiamo concludere che la prevenzione ed il controllo di uno stato di infiammazione sia molto importante, soprattutto in riferimento alla componente viscerale silente, caratterizzata da progressione e promozione di patologie croniche degenerative, attualmente in aumento. Tale obiettivo è perseguibile attraverso l’ottimizzazione dei vari aspetti della vita personale (aspetto clinico ed eventualmente terapeutico; nutrizionale del corpo e della mente; l’attività fisica), consentendo il raggiungimento e mantenimento della PERFORMANCE. Ciò significa mantenere costante e duraturo lo stato di massimo rendimento dei sistemi di reazione metabolica e regolazione neuroendocrinoimmunitaria, ossia REGOLAZIONE ORMONALE, METABOLICA, DEL SISTEMA IMMUNITARIO E NERVOSO, DEL MICROBIOTA (es. intestinale), EMOZIONALE,…

Ultima domanda: sono consapevole del mio stato di infiammazione e voglio stare meglio?

Dott.ssa Annalisa Ghiglia

GENETICA AL SERVIZIO DELLO SPORTIVO

Circa 12 anni fa, un polimorfismo del gene dell’enzima di conversione dell’angiotensina I (ACE) divenne il primo elemento genetico che ha dimostrato di avere un impatto sostanziale sulle prestazioni fisiche umane. Il sistema renina-angiotensina (RAS) esiste non solo come regolatore endocrino, ma anche all’interno dei tessuti e delle cellule locali, dove svolge una varietà di funzioni. Sono state identificate varianti polimorfiche genetiche funzionali per la maggior parte dei componenti del RAS, di cui il più conosciuto e studiato è un polimorfismo del gene ACE. Il polimorfismo di inserimento/delezione (I/D) dell’ACE è stato associato a miglioramenti nelle prestazioni e nella durata dell’esercizio in una varietà di popolazioni. È stato costantemente dimostrato che l’allele I è associato a eventi orientati alla resistenza, in particolare nel triathlon. Nel frattempo, l’allele D è associato a prestazioni orientate alla forza e alla potenza, ed è stato riscontrato SIGNIFICATIVAMENTE tra i nuotatori d’élite.

Sebbene il genotipo ACE sia associato alla capacità di prestazione complessiva, a livello di singolo organo, il genotipo ACE e il relativo polimorfismo hanno associazioni significative. Nel muscolo cardiaco, il genotipo ACE ha associazioni con cambiamenti della massa ventricolare sinistra in risposta allo stimolo, sia in stato di salute che in stato di malattia. L’allele D è associato ad una risposta esagerata all’allenamento e l’allele I alla risposta di crescita cardiaca più bassa. Alla luce dell’associazione dell’allele I con le prestazioni di resistenza, sembra probabile che esistano altri meccanismi di regolazione. Allo stesso modo nel muscolo scheletrico, l’allele D è associato a maggiori guadagni di forza in risposta all’allenamento, sia negli individui sani che negli stati di malattia cronica

Infine, il genotipo ACE può influenzare l’efficienza metabolica e gli alpinisti d’élite hanno dimostrato un eccesso di alleli I e di frequenza del genotipo I/I rispetto ai controlli.

Questo e’ stato il primo gene studiati in abito sportivo. Oggi la consulenza genetica che i Nutrizionisti mettono a disposizione degli atleti riguarda anche altri geni interessanti come l ‘ACTN3 dell’actinina e l ‘MCT1  che ci permette di capire la capacita’ di smaltire l’acido lattico prodotto in allenamento e quindi di agire di conseguenza a livello alimentare e integrativo

Di questo e molto altro si parla nei corsi certified sport nutrition che sono stati attivati dall’associazione

Dr M Zanetti

FARMACI DA NON RITENERE INNOCUI ANCHE SE DA BANCO

Il passaggio di molti farmaci dalla prescrizione al banco, li ha trasformati in caramelle ad uso libero.

Se già la fitoterapia deve essere accorta e spesso non prima di effetti collaterali indesiderati se utilizzata senza criterio, l’uso di farmaci da banco potrebbe essere fatale e ridurre le aspettative di vita.

Il velocizzare l’acquisto senza consulto favorendo le case farmaceutiche non è esente da responsabilità soprattutto del ministero della salute.

Sento spesso e con molta facilità dare a bambini per poca febbre subito tachipirina. La febbre che e’ un mezzo di difesa del corpo contro le infezioni deve essere controllata solo se alta da mettere in pericolo la vita stessa. A volte per 37,5 o 38 già viene usata la tachipirina ( nome commerciale per paracetamolo ) e questa abitudine viene spesso utilizzata anche dagli adulti.

Il paracetamolo è uno dei farmaci da banco più rischiosi e ci troviamo quasi di fronte a una epidemia di utilizzo con una vendita del prodotto schizzato alle stelle. Il paracetamolo è infatti tossico per il fegato e lo è ancora di più nei bambini se usato incautamente e senza consiglio del medico o farmacista. Ogni anno si contano nel mondo migliaia di morti da eccessivo uso di questo medicinale. Ancora di più sono i ricoveri e le steatosi epatiche indotte dall’uso di questa sostanza. Pensate che negli stati uniti dove registrano tutto quasi il 50 % delle insufficienze epatiche dei bambini sono dovute ad avvelenamento da paracetamolo. C’e’ un altro aspetto interessante di questo farmaco. Agisce sulle emozioni. In uno studio effettuato dalla Ohio State University si è  visto come le persone che usavano paracetamolo rispetto a un placebo avevano meno empatia nei confronti di estranei ( sarà per questo che il mondo sta diventando cosi indifferente al prossimo ? ). Ovvio si tratta di una estremizzazione, ma meglio non prendere la tachipirina se si devono fare incontri importanti di lavoro.

Il dolore e la febbre sono aspetti importanti della nostra vita e dobbiamo affrontarli, ma dobbiamo essere coscienti che i farmaci da banco non sono banali e innocui.

L’aspirina che molti assumono quotidianamente è  ultimamente oggetto di attenzione soprattutto da quanto la farmacologia e la genetica si sono avvicinate a tal punto da ritenere che la comune aspirinetta che tutti assumono, per qualcuno potrebbe fare più male che bene. Quindi come sempre si fa bene da una parte, ma attenzione agli effetti dall’altra e l’assunzione a vita viene quindi messa in discussione.

Molti farmaci sono stati poi ritirati dal commercio anche se sembravano perfetti quando messi in vendita e avevano superato tutte le primordiali fasi di studio. Essere interessati a alla propria salute, fare attenzione a cosa mangiamo e a come il cibo interagisce con i farmaci che si assumono, fare attenzione a non curarsi da solo sia che si tratti di fitoterapia che di medicine. Fare attenzione che lo stesso medico non sia troppo veloce nel prescrivere e poco attento agli stili di vita, è fondamentale per riconoscere quello che funziona da ciò che potrebbe non solo non funzionare ma causare anche danni. Oramai è di dominio pubblico lo scandalo che ha visto coinvolti le case farmaceutiche americane, i medici che prescrivevano e l’organo di controllo americano la FDA e che ha causato centinaia di migliaia di decessi in pochi anni per un uso di farmaci che causavano dipendenza e tutto con il solo scopo di aumentare il fatturato e quindi il valore della azioni della casa farmaceutica in questione.

Questa relazione di denaro in un mondo fatto di corruttibili disposti anche a prostituirsi pur di guadagnare o assicurarsi un posto impone da parte nostra comuni mortali una attenzione maggiore e una critica maggiore oltre che a una informazione continua per non essere facilmente ingannati

CERTIFICAZIONE PRIMO LIVELLO

CORSO

DI NUTRIZIONE, INTEGRAZIONE

E PERFORMANCE NEGLI SPORT

CSN LEVEL 1 CSN 1

DIREZIONE SCIENTIFICA:

Dr. Marco Zanetti

PRESENTAZIONE CORSO:

Il corso si prefigge di dare una preparazione esaustiva sulle metodiche di nutrizione applicate negli sport, con una valutazione obiettiva delle risposte da adottare ai cambiamenti del training e della composizione corporea per la preparazione nutrizionale e integrativa.

Si ricorda che il corso è adatto a un pubblico sanitario con una base di biochimica adatta a seguire le lezioni

PROGRAMMA CORSO:

MODULO 1 – Composizione corporea e sport

(C. Pecorella)

MODULO 2 – Patologie e sport

(A. Ghiglia)

MODULO 3 – Sport di squadra e calcio, pianificazione della dieta

(N. Gentile)

MODULO 4 – La nutrizione nella palestra e il fitness

(M. Zanetti)

MODULO 5 – Nutrizione nel tennis

(C. Pecorella)

MODULO 6 – Alimentazione negli sport da combattimento

(M. Neri)

MODULO 7 – Test genetici di nutrizione nello sport e nutrizione predittiva

(C. Lo Nigro)

MODULO 8 – Nutrizione nel basket, nutrizione individuale e di squadra, differenze tra atleti maschili e femminili

(F. Sandiano)

QUESTIONARIO DI VALUTAZIONE FINALE A RISPOSTA MULTIPLA

OBIETTIVO FORMATIVO:

CONTENUTI TECNICO-PROFESSIONALI (CONOSCENZE E COMPETENZE) SPECIFICI DI CIASCUNA PROFESSIONE, DI CIASCUNA SPECIALIZZAZIONE E DI CIASCUNA ATTIVITÀ ULTRASPECIALISTICA. MALATTIE RARE

IL CORSO È ACCREDITATO PER:

Medico Chirurgo

Biologo

Dietista

CREDITI ECM: 35 CREDITI ECM.

La prova di apprendimento potrà essere effettuata al termine del corso, dopo aver visionato le lezioni. Il questionario sarà composto da 120 domande a risposta multipla di cui una sola giusta. Sono possibili 5 tentativi. La soglia di superamento prevista è del 75%.

RELATORI:

Dr.ssa Federica Sandiano – Nutrizionista della Akronos Libertas Moncalieri (A1 femm. basket), Nutrizionista Clinico e Sportiva, collaboratrice nel Progetto Food4basket sul territorio Nazionale

Dr. Zanetti Marco – Presidente Biossport Associazione dei Nutrizionisti dello Sport. Già presidente FIBBN ed ex delegato ONB per la Nutrizione, Nutrizionista Clinico e Sportivo, Docente di nutrizione per corsi ECM e di diverse squadre sportive nazionali

Dr. Marco Neri – Vice presidente della FIF federazione Italiana Fitness, docente di nutrizione e preparazione sportiva, divulgatore e scrittore di libri sulla nutrizione e fitness, consulente aziendale e nome indiscusso della nutrizione e integrazione sportiva nazionale con diversi studi pubblicati, membro del consiglio scientifico di numerose accademie e federazioni

Dr.ssa Annalisa Ghiglia – Vice presidente Biossport, fondatrice Tailormedicine, Biologa Nutrizionista con specializzazione in Nutrizione Clinica, Docente di numerosi corsi di formazione e aggiornamenti

Dott.ssa Cristiana Lo Nigro – Biologa Molecolare, Nutrizionista, Specialista in genetica medica, referente Nazionale Longevity league Italia, laboratorista

Dr. Claudio Pecorella – Responsabile area nutrizione FIGC, Scientific advisor on Body mass Composition, consulente nutrizionista STA tennis Accademy Roma, nutrizionista clinico e sportivo

Dr. Natale Gentile – Responsabile area nutrizione FIGC, responsabile Nutrizione squadra nazionale femminile e FC Intenazionale settore maschile e femminile, nutrizionista clinico e sportivo

PER LA PREISCRIZIONE E RICEVERE IL CODICE SCONTO COMPILARE IL MODULO QUI DI SEGUITO LINKABILE

https://docs.google.com/forms/d/1KsfN1kf3BAtqR7omE0aKSzs71x-hH05CT1rMIQGHZT8/viewform?edit_requested=true&fbzx=-6568481440361798100&fbclid=IwAR2wVhSrHlP-0eslwRcgrx7w5W-zAGKPiCfiHkLTNnMVOnnM4U4-qImySzk

NMN E SPORT

La nicotinamide mononucleotide o NMN è un precursore immediato del NAD+ (Nicotinamide adenina dinucleotide). Ciò significa che è un componente molecolare importante ed essenziale richiesto per la creazione di NAD+ a scopo energetico.

NMN è una molecola naturalmente presente in ogni forma di vita  sintetizzata direttamente dalla vitamina B3 niacina.

Il NAD+ è fondamentale per i processi fisiologici e facilita oltre il 50% dei nostri processi, tra cui la protezione cardiovascolare, la riparazione dei danni al DNA, l’infiammazione e il ringiovanimento delle cellule staminali.  Funziona come coenzima dell’ossidazione cellulare ed è utile per attivare enzimi che consumano NAD+, come sirtuine, poli-ADP-ribosio polimerasi (PARP), cADP-ribosio sintasi, NADasi (CD38) e mono-ADP-ribosio transferasi (ART) .

Di conseguenza, bassi livelli di NAD+ sono attribuiti a disabilità fisiche e malattie come le malattie cardiovascolari, associate all’età.

Per mantenere livelli cellulari sani di NAD+, un modo è somministrare al corpo integratori di nicotinamide riboside (NR) e NMN, precursori di NAD+. Ciò significa che per produrre più NAD+, abbiamo bisogno di più NR e NMN che si possono prendere dal cibo o dall’integrazione se esso non e’ sufficiente.

L’integrazione di NMN ha mostrato un aumento dei livelli cellulari di NAD+ in diversi tessuti nell’uomo e nei roditori. L’integrazione di NMN in modalità dose-dipendente aumenta anche l’energia, la resistenza all’attività fisica e il processo neuronale. Inoltre, NMN ha migliorato la funzione cardiaca nei pazienti con cardiomiopatia atassica di Friedreich (FRDA).

Biologicamente, le cellule umane non possono importare NAD+ direttamente nel sistema, quindi devono crearlo dall’interno del corpo.

Tracce di NMN sono presenti in alcuni alimenti che mangiamo, ad esempio:

● Avocado

● Broccoli

● Cetrioli

● Cavolo

● Edamame (semi di soia immaturi)

● Pomodori

Anche se queste verdure contengono una certa quantità di NMN, non è possibile mangiare abbastanza per aumentare efficacemente i livelli di NAD+.

Possibili benefici di NMN

1. ANTI-INVECCHIAMENTO

Nel settore farmaceutico, NMN in teoria rallenta con successo il processo di invecchiamento grazie al suo ruolo nella catalisi coenzimatica del NAD+ presente nei mammiferi.

È stato anche dimostrato che NMN è in grado nei topi di favorire:

● diminuzione di peso associato all’età,

● il metabolismo energetico e l’attività fisica,

● Migliorare la sensibilità all’insulina,

● Migliorare la vista,

● Migliorare il metabolismo mitocondriale e persino prevenire i cambiamenti legati all’età nell’espressione genica.

 2. SPORT

In uno studio si è visto che gli effetti dell’integrazione di NMN determinano un aumento della capacità aerobica nei corridori dilettanti. La ricerca preliminare pubblicata sul Journal of the International Society of Sports Nutrition (JISSN) ha rivelato che l’NMN aumenta la capacità aerobica degli esseri umani durante l’esercizio. Il miglioramento è probabile perché l’utilizzo di ossigeno del muscolo scheletrico migliora.

3. TRATTAMENTO DELLA MALATTIA DI ALZHEIMER

Il morbo di Alzheimer è un disturbo che comporta la perdita della funzione cerebrale derivante da un danno al tessuto cerebrale ed è solitamente associato alla vecchiaia. A causa di questa diminuzione della funzione cerebrale, NMN adeguatamente somministrato può attraversare la barriera emato-encefalica e migliorare il flusso sanguigno al cervello, dato che il flusso sanguigno al cervello è minato nell’ipertensione, nel morbo di Alzheimer e nell’ictus. Sebbene finora queste conclusioni siano state studiate solo sui topi, si presume valgano anche per l’uomo

In questi studi, sia NMN che nicotinamide riboside (NR) hanno ridotto la neuroinfiammazione e migliorato la memoria, l’apprendimento e il controllo motorio. NMN ha anche ridotto i livelli di placca β-amiloide nel cervello dei topi malati

4. RIPARAZIONI DELLE CELLULE DEL DNA DANNEGGIATE

Anomalie possono insorgere a livello cromosomico in età avanzata e queste anomalie cromosomiche possono insorgere a causa di danni nel DNA. Si teorizza che con NMN questa condizione possa essere ridotta.

CONCLUSIONE

Finora, la scienza su NMN è ancora a livelli speculativi poiché nulla è stato completamente dimostrato conclusivo per i benefici o l’uso umano. La maggior parte delle ricerche fino ad oggi è stata condotta sui topi. Ma le prospettive sono buone per un suo utilizzo in larga scala e per l’uomo dal momento che le aziende sono sempre alla ricerca di novita’ importanti sulla integrazione alimentare

Test genetici di nutrzione sportive di precisione nel metabolism cardiorespiratorio

dr. Marco Zanetti

La Biossport in associazione con la allergo line Biotech mette a disposizione una serie di test specifici per effettuare la valutazione dello sportivo in modo molto specifico

Gli sport di resistenza (come il nuoto, la corsa e il canottaggio) richiedono agli atleti di svolgere un lavoro di intensità da bassa a media per un lungo periodo di tempo. Questi tipi di sport differiscono dalla forma esplosiva di energia e forza muscolare necessaria negli sport di potenza (come il lancio del peso, il sollevamento pesi). I metodi di allenamento mirano a migliorare e sviluppare sistemi efficienti di produzione di energia necessari a questi atleti per mantenere la domanda durante le competizioni e gli eventi. Il cuore dell’atleta (dimensione cardiaca modulata) è tra gli adattamenti osservati a tali condizioni di allenamento. Eppure questo tratto mostra notevoli variazioni tra atleti e tirocinanti. Recentemente, Karlowatz et al.3 hanno riferito che questo adattamento è correlato ai polimorfismi genetici nel fattore di crescita insulino-simile 1 (IGF1). L’analisi del gene IGF1, del recettore IGF1 (IGF-R), della miostatina (MSTN) e lo screening delle mutazioni del gene MSTN in 110 atleti d’élite impegnati nell’allenamento di resistenza e la loro relazione con la massa ventricolare sinistra (LVM) hanno rivelato che i polimorfismi nel gene IGF1 e IGF1-R, come la sostituzione da G ad A in posizione 3174, ha una relazione significativa con l’ipertrofia ventricolare sinistra (LVH) negli atleti di sesso maschile. Il team ha anche confermato l’effetto di un ulteriore polimorfismo non notato (delezione dell’allele che sposta da AAA ad AA) che ha come bersaglio il primo introne del gene MSTN, che aumenta l’effetto miostatico.

Nell’ultimo decennio, gran parte dell’attenzione sui polimorfismi e sulle associazioni di allenamento di resistenza è stata rivolta all’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE), che fa parte del sistema renina-angiotensina (RAS). L’ACE svolge un ruolo chiave nell’omeostasi circolatoria degradando le chinine vasodilatatrici e generando angiotensina II, un fattore di crescita. L’introne 16 del gene umano ACE è stato collegato alla risposta all’allenamento di resistenza da due polimorfismi.Uno è un’inserzione (allele I) e l’altro è una delezione (allele D) di un frammento di 287 paia di basi (bp). Il polimorfismo di delezione è associato a una minore attività ACE sierica e tissutale, mentre l’allele I è associato a prestazioni di resistenza e si trova con una frequenza maggiore del solito negli atleti d’élite

In uno studio condotto da Karjalainen,  l’LVM è stato misurato in ottanta giovani atleti di resistenza d’élite (età 25 ± 4 anni) sottoponendo a screening l’angiotensinogeno (AGT), l’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE) e il recettore di tipo 1 dell’angiotensina II ( AT1) rispettivamente per i polimorfismi M235T, inserimento/delezione (I/D) e A1166C. Lo studio ha concluso che il polimorfismo M235T che colpisce il gene dell’angiotensinogeno era significativamente associato alla variabilità di LVH indotta dall’allenamento di resistenza e che gli atleti portatori di alleli T omozigoti sviluppavano i cuori più grandi. Entrambi i polimorfismi ACE e AT1 hanno mostrato poca associazione con la variabilità LVH.

Recentemente, è stato suggerito che anche il gene del recettore alfa attivato dal proliferatore del perossisoma (PPAR-α) sia coinvolto nell’LVH. Originariamente, questo recettore regola i geni coinvolti nell’ossidazione degli acidi grassi nel cuore e nei muscoli scheletrici. Un polimorfismo in questo recettore che prende di mira l’introne 7 (con un cambiamento da G a C) è associato alla crescita del ventricolo sinistro in risposta all’esercizio. Atleti orientati alla resistenza, atleti orientati alla potenza e atleti con attività mista di resistenza/potenza sono stati testati per questo polimorfismo. È stata riscontrata una tendenza lineare crescente dell’allele C con l’aumento della componente anaerobica della prestazione fisica. Gli omozigoti GG erano più diffusi tra gli atleti orientati alla resistenza. La seconda osservazione interessante che è stata trovata in questo studio è la connessione tra la variante del gene PPAR-α e la composizione del tipo di fibra. Biopsie muscolari da m. vastus lateralis che sono stati analizzati hanno rivelato che gli omozigoti GG hanno percentuali significativamente più elevate di fibre a contrazione lenta rispetto agli omozigoti CC.

I risultati di cui sopra mostrano l’importanza dei polimorfismi che interessano diverse vie di segnalazione (recettori e fattori di crescita) su vari gradi di ipertrofia fisiologica degli atleti. Alcuni di questi polimorfismi conferiscono un effetto vantaggioso, molto probabilmente mediato da una migliore efficienza muscolare con benefici secondari in termini di conservazione della massa magra

A ognuno quindi il proprio Sport e la scuola dello sport dovrebbe vedere le predisposizioni oltre che le attitudini per creare Atleti di prima categoria

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PERIODIZZAZIONE DELLA DIETA DI PARI PASSO CON QUELLA DELL’ALLENAMENTO

In generale, le persone non consumano gli stessi cibi e bevande giorno dopo giorno. Anche se uno schema può essere seguito per tutta la settimana, le persone possono cambiarlo durante i fine settimana. Questo è il motivo per cui i nutrizionisti e io incluso istruiscono gli atleti ad essere il più vario possibile. Inoltre, il costo del cibo, la disponibilità, l’origine etnica e le tradizioni familiari, tra gli altri fattori, possono influenzare i tipi e le quantità di cibo e bevande che le persone consumano durante tutto l’anno, il che aumenta la difficoltà di condurre valutazioni dietetiche accurate. I nutrizionisti sportivi devono tenere conto dei modelli di periodizzazione specifici per ogni sport quando valutano l’assunzione dietetica degli atleti. Devono conoscere gli schemi di allenamento specifici durante le stagioni “in” e “off”, così come durante i periodi pre e post gara, che sono accompagnati da diversi valori nutrizionali e bisogni che dovrebbero essere considerati durante la loro valutazione dietetica.

Come sappiamo nei programmi di allenamento esiste infatti la periodizzazione.

La periodizzazione prevede diversi cicli di allenamento, inclusi cicli di carico, cicli di recupero, cicli di picco e cicli di condizionamento, che vengono implementati in base alle esigenze sportive degli atleti e programmi di gara. I cicli di carico sono considerati la parte costruttiva del programma e si svolgono durante la bassa stagione, nel periodo precompetitivo. I cicli di recupero si concentrano sul fornire all’atleta periodi di riposo attivo che fungono da transizione tra la fase di costruzione e quella competitiva. Ogni ciclo di recupero aiuta l’atleta a essere preparato per i successivi cicli di picco più impegnativi. I cicli di picco sono progettati per promuovere il massimo guadagno di forza, consentendo allo stesso tempo di lavorare sulle capacità motorie specifiche dello sport. I cicli di picco vengono implementati durante o immediatamente prima del periodo competitivo e durano all’incirca la stessa quantità di tempo dei cicli di carico. Dopo la stagione agonistica, gli atleti si impegnano in cicli di condizionamento, che sono periodi di riposo attivo che consentono agli atleti di riposarsi dall’allenamento pesante evitando il decondizionamento.

L’implementazione di questi cicli consente agli allenatori di separare il piano di allenamento annuale in tre periodi principali: preparazione (cicli di carico seguiti da cicli di recupero e cicli di picco), competizione (cicli di picco) e transizione (cicli di condizionamento e cicli di recupero). Seguendo questo schema, un atleta verrà allenato per raggiungere le massime prestazioni durante la stagione agonistica. Poiché ciascuno dei cicli differisce per intensità e tipo di allenamento, anche le richieste nutrizionali per ciascun periodo sono diverse. Per tenere conto dello stato nutrizionale specifico degli atleti durante tutto l’anno, le valutazioni dietetiche dovrebbero essere condotte in ciascuno dei diversi periodi di allenamento/gara.

Un’altra considerazione da notare con gli atleti è che diversi sport richiedono che gli atleti competano tutto l’anno, mentre altri richiedono che competano intensamente solo durante una stagione. I fabbisogni energetici e nutrizionali di questi due gruppi di atleti sarebbero diversi durante i periodi di allenamento, pre-gara e post-gara e richiederebbero ai nutrizionisti sportivi di tenere conto di queste disparità durante le valutazioni dietetiche. La stagionalita’ dello sport richiede anche valutazioni differenti importanti, giocare o allenarsi d’inverno e’ diverso che allenarsi d’estate e al caldo.

È molto importante che il nutrizionista sportivo, così come ogni altro membro del team di professionisti della salute dell’atleta, abbia familiarità con le esigenze fisiche e gli orari dei diversi sport.

Oltre alla periodizzazione dell’allenamento fisico, la periodizzazione dietetica deve essere presa in considerazione quando si eseguono valutazioni dietetiche. La periodizzazione dietetica si riferisce alla manipolazione dei nutrienti energetici ottenuti dalla dieta che sono correlati ai cambiamenti che l’atleta subisce durante i diversi periodi di allenamento. Queste manipolazioni dietetiche hanno un impatto sull’utilizzo di carburante durante l’esercizio, specifico per il periodo di allenamento e lo sport praticato dall’atleta. Una di queste manipolazioni utilizzata dai nutrizionisti sportivi per aumentare l’immagazzinamento di carburante muscolare dell’atleta e la successiva fornitura, specialmente durante eventi che durano più di 90 minuti , è il carico di carboidrati. Prendiamo, ad esempio, un fondista, che durante il ciclo di picco può essere consigliato da un nutrizionista sportivo di impegnarsi in un carico di carboidrati al fine di aumentare le riserve di glicogeno muscolare e migliorare le prestazioni durante la gara. Questa periodizzazione dietetica comporterebbe un aumento del consumo di carboidrati da parte dell’atleta rispetto alla bassa stagione o ad altri periodi di allenamento, in cui l’elevato consumo di carboidrati potrebbe non essere enfatizzato.

Durante il processo di valutazione della dieta dovrebbero essere prese in considerazione sia le periodicità di allenamento che quelle dietetiche utilizzate dagli atleti. Dal momento che queste manipolazioni sono in corso, i nutrizionisti sportivi dovrebbero tentare di raccogliere dati sull’assunzione dietetica dalle diverse fasi di periodizzazione dell’esercizio e della dieta. Di conseguenza, è possibile identificare schemi alimentari specifici per ciascuna delle fasi di periodizzazione per determinare se l’atleta è in grado di seguire le raccomandazioni dietetiche e per valutare se queste raccomandazioni sono efficaci nel mantenere l’atleta in salute, nonché nell’aiutarlo a soddisfare il fabbisogni energetici e nutritivi dell’allenamento e della competizione. Non essere a conoscenza del programma dell’atleta per quanto riguarda la periodizzazione potrebbe comportare un’errata interpretazione della valutazione dietetica. Seguendo l’esempio del maratoneta, non sapendo che questo atleta è nel ciclo di picco dell’allenamento, seguire una dieta a base di carboidrati in preparazione per una gara imminente potrebbe portare all’errata interpretazione che l’atleta stia consumando quantità inadeguate di grassi e proteine.

Al fine di garantire una corretta pianificazione della valutazione dietetica e la raccolta dei dati sull’assunzione dietetica in ogni ciclo di periodizzazione, i nutrizionisti sportivi devono avere familiarità con i tempi della periodizzazione dell’allenamento e i calendari dei diversi sport , nonché con qualsiasi specifica periodizzazione dietetica associati ai diversi cicli di allenamento o periodi di gara.

VITAMINA D ANZIANI E PERFORMANCE MUSCOLARE

Uno studio cerca di fare luce sul rapporto tra integrazione di vitamina D e performance muscolare

Negli studi osservazionali, basse concentrazioni di 25-idrossivitamina D (25[OH]D) (<30 ng/mL [<50 nmol/L]) sono state associate a debolezza muscolare e prestazioni fisiche compromesse. Tuttavia, l’effetto dell’integrazione di vitamina D sui cambiamenti nella forza muscolare e nelle prestazioni fisiche in studi controllati randomizzati è stato misto.

In questo studio controllato randomizzato in doppio cieco, 136 adulti a bassa attivita’ [punteggi SPPB (Short Physical Performance Battery) ≤10] di età compresa tra 65 e 89 anni con concentrazioni di 25(OH)D da 18 a <30 ng/mL sono stati assegnati in modo casuale a 2000 UI/die di vitamina D3 o placebo per 12 mesi. La potenza delle gambe degli arti inferiori (risultato primario), la forza della gamba e della presa, SPPB, timed up and go (TUG), l’oscillazione posturale e la velocità dell’andatura e i parametri spaziotemporali (risultati secondari) sono stati valutati al basale, 4 e 12 mesi. Un sottogruppo (n = 37) è stato sottoposto anche a biopsia muscolare al basale e 4 mesi e sono state valutate la composizione delle fibre muscolari e le proprietà contrattili.

L’età media ± DS dei partecipanti e i punteggi SPPB al basale erano rispettivamente di 73,4 ± 6,3 anni e 7,8 ± 1,8. Le concentrazioni medie ± SD 25(OH)D al basale e a 12 mesi erano 19,4 ± 4,2 ng/mL e 28,6 ± 6,7 ng/mL nel gruppo vitamina D e 19,9 ± 4,9 ng/mL e 20,2 ± 5,0 ng/mL nel gruppo placebo gruppo per una differenza media ± SE di 9,1 ± 1,1 ng/mL (P <0,0001).

Tuttavia, non ci sono state differenze nella variazione della potenza della gamba, della forza della gamba o della presa, del punteggio SPPB, del TUG, dell’oscillazione posturale o della velocità dell’andatura e dei parametri spaziotemporali per gruppo di intervento oltre i 12 mesi o la composizione delle fibre muscolari e le proprietà contrattili oltre i 4 mesi.

Negli anziani con concentrazioni di 25(OH)D da 18 a <30 ng/mL, la randomizzazione a 2000 UI/die di vitamina D3 non ha comportato miglioramenti nella potenza delle gambe, nella forza o nelle prestazioni fisiche o nella composizione delle fibre muscolari e nella capacità contrattile proprietà.

Cio ovviamente non toglie nulla alla importanza della integrazione di vitamina D se carente, ma esagerare sulle proprieta’ di un integratore sulle funzionalita’ muscolari puó accadere spesso. Ulteriori studi sono necessari, ma ricordiamoci che integrare e’ importante se ci sono carenze e se la dieta è carente

dr. marco zanetti

https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0002916523473509